lunedì 17 maggio 2010

La gonna e il censore

Questo è il mio animo moralista. Il censore che è in me. Oggi mi scaglio contro il malcostume degli adolescenti. E per malcostume non intendo affatto le loro abitudini equivoche o le loro più o meno precoci esperienze sessuali. Parlo proprio di come vanno in giro vestite.

Quando avevo 18 anni una sera mio padre mi proibì di uscire perché avevo una gonna troppo corta. A onor del vero, devo ammettere che sostanzialmente la gonna non ce l’avevo, ma non è questo il punto. Il punto è che un adulto nel quale tutto sommato riconoscevo un’autorità mi disse “O ti cambi o non esci” e io, che pur m’incazzai, sbraitai, urlai e non gli rivolsi la parola per tutto il weekend, mi cambiai e uscii. E, se si esclude qualche allegro disadattamento che oggi coltivo, in nessun modo imputabile a quel sabato sera, sono cresciuta sostanzialmente equilibrata. Voglio dire che l’autorità paterna che mi capitò di assecondare non mi ha fatto male, non ha provocato nessun disagio né alcuna forma di turbamento, ho un buon rapporto col mio corpo e non sono attualmente in cura da uno psicologo perché nell’adolescenza una figura dispotica impedì la libera espressione della mia personalità. Avevo 18 anni, diciotto!, e ubbidii. Già l’anno dopo non succedeva più: con indosso abiti molto più minimalisti mio padre sgranava gli occhi mentre salutavo, grugniva il proprio imbarazzato disappunto mentre stavo ancora sulla porta, ma alla fine di fatto uscivo di casa vestita come mi pareva. Però forse sapevo quello che stavo facendo: le mie gambe si erano conquistate il diritto di stare nude e avevano coscienza di esserlo.
Torniamo al presente. Sabato pomeriggio mi è capitato di fare due passi in centro nell’ora dello struscio. Ecco, io mi chiedo se le adolescenti da me incrociate per la via possiedono dei genitori a casa che le hanno salutate prima che uscissero. E se sì, cosa guardavano questi genitori? Il pavimento? Non credo, altrimenti avrebbero forse notato il cattivo gusto delle scarpe col tacco alto argentato. Forse non guardavano proprio, perché io non posso crederci che adulti di buon senso approvino leggins fluorescenti di due taglie più piccoli, canottiere optical con cinturone griffato, capelli cotonati, occhi imbrattati da cazzuolate di kajal e accessori in polietilene su borse contraffatte. Ora mi si dirà che le fanciulle in questione escono di casa con la tuta da ginnastica e poi compiono la metamorfosi nella cameretta dell’amica coi genitori in vacanza. Può darsi, io stessa talvolta uscivo struccata col maglione di bambi e arrivavo in centro con un top di pailletes e tre dita di eye-liner. Però erano numericamente troppo elevati gli esemplari di caricature di adolescenti da me incrociati per essere tutti ricondotti al fenomeno creativo e divertente della vestizione nascosta.

Ettari di pelle minorenne e tatuata mi si sono srotolati davanti, occhiali da sole a mascherina, ombelichi, avambracci, labbra truccate, alta concentrazione di disturbi alimentari. Sono una bacchettona integralista probabilmente, ché si fa presto a farsi censori quando non si ha davvero a che fare con gli adolescenti di cui sopra.
Mah. Può darsi. Può darsi sia un problema mio e della mia indole così vetusta e demodée.

25 commenti:

dessisa ha detto...

penso che non ci si possa fare niente nel senso che ogni momento ha la sua moda oggettivamente che sia bella o brutta.
E' vero che anche io penso che la maggior parte delle ragazzine siano sostanzialmente vestite da ehm" ragazze leggere" ma mi ricordo la disperazione di mia madre nel vedermi uscire con quei jeans strappati sotto il culo.

dilaudid ha detto...

il post l'ha scritto tuo padre, con quel divieto ha condizionato per sempre il tuo sguardo sulle gambe altrui

danilo ha detto...

Sì, sì, e anche tutto quel rock 'n roll satanico! Per non parlare delle mezze stagioni, e della puntualità dei treni.
Stai diventando vecchia, Mich? Se è così, devo dire che ti prendi per tempo.
Io mi ricordo come ci vestivamo, noi adolescenti, ai miei tempi. E dire che eravamo ridicoli è ancora una specie di complimento immeritato. Solo, non è agli stranieri, agli altri da noi, che volevamo piacere. Non ce ne fregava un cazzo, degli altri da noi. Voglio dire, benvenuta nel novero degli altri da loro :-)

Danilo

mich ha detto...

@ dessisa, quello che io noto, più che la "leggerezza" dei costumi, è un incredibile accumulo di cose brutte concentrate nello stesso momento sulla stessa persona...!

@ dilaudid :-D

@ danilo, sono una vecchia bacchettona, da sempre credo. Non si sta malaccio negli altri da loro :-)

danilo ha detto...

No, non ci si sta male. Specie quando lo sei da sempre, e non ci puoi fare un cazzo, se non abituartici.

Danilo

delma ha detto...

"un incredibile accumulo di cose brutte concentrate nello stesso momento sulla stessa persona...!" [cit.]

ma allora siamo in due depositari del concetto di bello???

splendidi quarantenni ha detto...

Conservatrice, la ragazza...

dessisa ha detto...

Mich in verità non posso non pensare che come mi vestivo io a 15 anni faceva veramente schifo!! Se poi penso a come si vestivano mie cugine negli anni '80 mi viene da vomitare ad esempio!

lastregadiportobello ha detto...

Mi chiedo, pensando ai giovani d'oggi: Il cattivo gusto è contagioso?
Se così fosse, dovrei evitare lo struscio del sabato pomeriggio...

Spinoza ha detto...

L'unica spiegazione plausibile è che si siano TUTTE ritrovate a cambiarsi a casa dell'amica coi genitori in vacanza. La STESSA, però: 2500 ragazzine stipate in 80 mq...

Anonimo ha detto...

Su ispirazione dello Splendido (nei commenti di FF), provo a metterla così: educare al buon gusto, nel senso di rispetto verso se stessi e gli altri anche nel modo di vestire e atteggiarsi, si deve e si può, tenendo conto delle infinite "declinazioni" personali e del fatto che, a volte, la giovane età non aiuta in questo, né i genitori né i figli (quanto ci si sente più smarriti, in conflitto con il mondo, da adolescenti?)...

Però non si diceva che i "no" aiutano a crescere? Quindi benvengano le "mazzate" verbali dei nostri padri e delle nostre madri...

Claire ha detto...

condivido con Laura che un no, ogni tanto andrebbe detto, aiuterebbe a crescere e a rispettare anche gli altri; condivido con mich lìidea che ci sia veramente tanto cattivo gusto in giro, mi viene da pensare che i genitori guardino i figli, li guardino e li trovino uguali a loro, ecco.

danilo ha detto...

Ma siete tutti pazzi.
Voglio dire, cos'è il cattivo gusto? Quello che non vi piace? Io _odio_ i tatuaggi, ma non li chiamo "cattivo gusto", per via che immagino piacciano a chi se li fa, e al contesto sociale in cui vive chi se li fa. E' roba che non piace _a me_, punto.
I jeans con il cavallo che sfiora il terreno sono qualcosa di abominevole, vero, ma solo ai miei occhi. Chi li compera e li indossa probabilmente li trova belli. E altrettanto probabilmente trova che _io_ abbia un pessimo gusto.

Ok, scusate. Punti di vista. E' solo che io penso che tutti facciano bene a fare qualunque cosa che piaccia loro, finchè non aumentano il dolore nel mondo. E i tatuaggi non lo aumentano.

Danilo

ndr ha detto...

Ieri sera avevo scritto un commento, ma evidentemente devo aver sbagliato qualcosa. Mah. Comunque, Danilo, cosa vuol dire aumentare il dolore nel mondo? Cos'è, il mondo? E il dolore? A me sembra che noi facciamo parte del mondo, quindi se qualcosa crea dolore ad una persona, questa cosa aumenta il dolore nel mondo. Ci possono anche essere tanti tipi di dolore, come quello, ad esempio, di due genitori che vedono la propria figlia o il proprio figlio comportarsi in modo che a loro dispiace. Il tatuaggio, per quanto poco, penso che sia doloroso, quindi quando uno se lo fa fare, aumenta in certo senso il dolore nel mondo, poiché, come dicevo all'inizio, tutti siamo il mondo. Il nostro abbigliamento, poi, certo al mondo non è detto che faccia bene. Le fabbriche in China, in Taiwan, e via discorrendo, non so quanto non sfruttino il lavoro dei loro operai. Per non parlare dei km che, sempre i nostri abiti, percorrono prima di arrivare a noi, con relativo inquinamento. Inquinare non è forse addolorare il mondo?
Magari qualche commento ti sarà sembrato esagerato, certo che parlare di dolore nel mondo come hai fatto tu, sa di frase buttata lì, un po' così, e mi chiedo come mai (che anche se non ti conosco, i tuoi commenti li leggo). È che contribuiamo costantemente, tutti, al dolore nel mondo, magari in modi indiretti o diretti e senza pensarci (se io lascio una persona, per dire, aumento il dolore nel mondo).
Poi, non so. Ciao.

mich ha detto...

@ delma, a quanto pare sì, in due... :-)

@ splendido ti ho mai parlato della mia prozia signorina Rottermeier?

@ stregadiportobello, il cattivo gusto è contagiosissimo: possiedo da poco una cintura leopardata

@ spinoza erano più di 2500

@ laura e claire, di un paio di 'no' ben motivati non è mai morto nessuno, nemmeno io...

@ danilo, che i gusti son gusti non è qui in discussione e posso ammettere che il concetto di 'cattivo gusto' possa essere lontano dall'oggettività. Questo però non significa che si possa relegare il buon senso al regno del relativismo, ma la discussione diventerebbe lunga :-)

@ ndr, sui dolori del mondo credo si stia impegnano la filosofia da alcune migliaia di anni ;-)

ndr ha detto...

@mich: dici? parrebbe, in effetti.
(lascio una canzone, via, che ascoltavo giusto prima in macchina, e che non c'entra niente di niente con 'sto post, ma così. http://www.youtube.com/watch?v=ev3h4Ifo48M ciao)

biondatinta ha detto...

sfondi una porta aperta, cara mich.
essendo noi coetanee (se non ricordo male)può essere che stiamo solo invecchiando e che non siamo al passo con i tempi. io tuttavia ritengo che alcuni agghindamenti, nonchè atteggiamenti, non si addicano affatto a ragazzine adolescenti. ormai le fanciulle saltano a piè pari tutta una fase della loro giovinezza, cosa che, oltre ad essere di cattivo gusto, è anche molto pericolosa.
Aggiungo solo, riferendomi ad un commento, che per me il cattivo gusto è invece piuttosto oggettivo: una ragazzina truccata e conciata come hai descritto tu è indiscutibilemente un'immagine agghiacciante

danilo ha detto...

ndr: probabilmente mi sono spiegato male. Quel che intendevo è che obbligare qualcuno a seguire i miei gusti, per via che i suoi sono "indiscutibilmente" agghiaccianti, mi pare di una presunzione che forse neppure Silvio, come dire.
Ma, ovviamente, ci sono scale e parametri. Se la moda del momento implica di lasciare dieci centimetri di mutande che spuntano dai jeans, non vedo a chi faccia male. Se la moda del momento comporta vedere se il barbone addormentato si accende assieme al suo cartone, allora non sono proprio d'accordo.

Per "dolore nel mondo" non intendevo qualcosa di profondamente filosofico. Il concetto era che non importa un piffero se a me piace oppure no. Fa male a qualcuno? Allora è sbagliato. Non fa male a nessuno? Allora lo facciano, con la mia benedizione, anche si trattasse di fusion (e qui mi spingo quasi al mio limite, beninteso...).

Danilo

danilo ha detto...

E, Mich, nessuno parlava di buon senso. Solo di buon gusto. Ai miei tempi le bimbe erano parecchio più castigate nel vestire, niente anelli al naso o altrove (non esistevano, nel mondo occidentale) praticamente nessun tatuaggio, jeans e felpe, roba così. E morivano di ero, o di aids. Adesso l'ero è in pensione, c'è un revival della verginità, vero che qualcuna ci lascia le penne con le pilloline, ma vogliamo fare un confronto numerico?

Sia chiaro, anch'io le trovo di pessimo gusto. Subito dopo averlo pensato, però, mi sforzo di ricordarmi che non ascolto Nilla Pizzi. Non mi spingo fino a dire che mi piacciono gli AC/DC, ma ai miei genitori sarebbe completamente incomprensibili, giusto? E non c'è proprio niente di male, in questo.

Danilo

ndr ha detto...

@Danilo: molti capi d'abbigliamento, come dicevo nell'altro commento, vengono prodotti e cuciti in paesi dove, diciamo, i lavoratori non è che vengano pagati, ma sfruttati, anche più che da queste parti. Ora, incentivare con l'acquisto la produzione di tali oggetti, da un certo punto di vista protrae lo sfruttamento di quelle persone (ovviamente le aziende ti diranno che almeno sopravvivono, eh, e che li trattano benissimo. - e qui mi verrebbe da essere scurrile). Quindi, il tuo ragionamento che "non fa male a nessuno" non è così esatto. ma andando anche più vicino, ripeto facendo lo stesso esempio del mio commento precedente, non è "male" quello che sente un genitore che vede un figlio o una figlia comportarsi come lui/lei non vorrebbe? Tu invece, mi sembra di capire, vuoi dire: "Se non fa male a loro, che si vestono in questo modo". Ma è diverso dire così, che parlare di "dolore nel mondo", o "male a qualcuno".
Posso essere d'accordo col tuo discorso sul "Se piace a loro, a me non importa", ma quando parli di "dolore" e "male", no, perché coinvolgi altre persone oltre loro.

Sul "buon gusto" se ne parla da secoli, pure.

ndr ha detto...

@ Danilo: l'ero non è affatto in pensione, purtroppo. Anzi. http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/04/08/news/roma_consumi_droga-3198123/

mich ha detto...

ehi ragazzi
ndr
danilo

su, fate i bravi. mi sa che state volando troppo alto per le umili pretese di intrattenimento che caratterizzano questa paginetta.

danilo ha detto...

Messaggio ricevuto, Mich.

Danilo

ndr ha detto...

Ma se non facevamo male a nessuno! (-:
Si sta troppo comodi, qui.
Torno nel sottosuolo.

ndr

ha detto...

Ma quale bacchettona e vetusta e demodè! Queste son parole sante, altrochè. E sono totalmente d'accordo con te. Da tener presente poi che, è vero, tu non intendi le loro abitudini equivoche o le loro più o meno precoci esperienze sessuali, ma sicuramente queste sono direttamente proporzionali al loro modo di vestire!