martedì 29 dicembre 2009

In corsia


La vicina di letto di mia madre viene dal maghreb, ha 3 anni meno di lei, 5 figli e 11 nipoti, che affollano la camera a turno. In preda alla confusione mentale favorita dall'anestesia, mia madre si lamenta pubblicamente dell'infertilità della cultura occidentale e della sua prole in particolare. Approfittando dello stato di confusione mentale favorito dall'anestesia, riesco a convincerla che può risolvere personalmente il problema facendo un altro figlio.

senza titolo


notte, prima di adesso non ho mai pensato abbastanza a lungo ai distillati di mele, calvados, che bella parola, mi piace come costringe la lingua a pensare, la mia testa ha perso cervello, chiudo gli occhi sul cranio vuoto

tra quattro ore di sonno sarà passata

domenica 27 dicembre 2009

Il film preferito


Ci sono due film che devo vedere durante le feste. Va bene anche solo scovarli per una manciata di minuti, non occorre l’intera visione. No, niente di modaiolo, nessuna ultima uscita al cinema: sto parlando del palinsesto televisivo natalizio. Ieri ho incrociato il primo di questi due film: I Goonies. Per chi non sapesse di che sto parlando (persona per la quale mi dispiaccio molto), si tratta di una cialtroneria d’avventura molto ben fatta il cui pubblico medio ha 10 anni: un gruppetto di bambini si mette sulle tracce di un tesoro piratesco che salverà dalla rovina economica la famiglia di uno di loro e permetterà l’arresto di una banda di imbranati criminali. Molta amicizia, molta avventura, qualche trovata trash infantile, zero volgarità e un sacco di buoni sentimenti. Nel complesso godibile: se mai ne avrò, lo farò vedere ai miei figli.
L’altro film che farò vedere ai miei figli è una favola romantica dall’happy end obbligatorio: Lady Hawke. Se non conoscete nemmeno questo potete piantarla subito di leggere. Anzi, di leggermi in assoluto, se mi volete dovete prendere tutto il pacchetto: la quota irritante e la quota dagli occhi a cuore (per quanto quest’ultima sia oggettivamente più rara). Dunque, Lady Hawke, dicevo, è una favoletta nella quale i due protagonisti, belli, atletici e medievali, sono vittima di un malefico incantesimo. I due si amano pazzamente ma non possono mai incontrarsi, benché vivano praticamente appiccicati: di giorno lui è un fustone a cavallo che si porta a spasso lei su una spalla, sotto le sembianze di un uccello rapace, di notte invece lei è una biondina diafana che vaga per i boschi insieme a lui, che le sgambetta accanto sotto forma di lupo. Dato che non voglio fare dello spoiler non vi racconterò come un simpatico ladruncolo li aiuterà a rompere l’incantesimo perché i due possano finalmente guardarsi negli occhi e amarsi.
Ecco, questi sono tra i miei film preferiti. Posso definirli tali senza timore di venir contraddetta: quando si parla di film preferiti siamo tutti bravissimi a citare i vari Kim Ki Duk, Kubrick, Tarantino, i Coen, facciamo a gara a citare il miglior film muto francese di sempre e robette così. Ochei, ci sto: se mi sfidate a chi ha i gusti cinematografici più colti e più snob potrei dire la mia. Ma qui si tratta del film preferito inconfessabile, quello che se lo vediamo ci riconcilia con il pomeriggio e con qualche nostro fanciullino dimenticato nella pancia (cosa che mi sarebbe difficile dire per la visione del bellissimo e soporifero, cito a caso, La mia notte con Maud di Eric Rohmer).

Bene, io ho confessato. Ora tocca a voi.

lunedì 21 dicembre 2009

Questione di flirting



Quando sto flirtando con un tipo carino e simpatico vorrei che se ne accorgesse. Non ci vuole molto, perché il mio interesse, quando c’è, ci tengo che si noti.
Un flirt deve seguire poche regole elementari, così riassumibili:

- entrambi i partecipanti al gioco devono esserne consapevoli e possibilmente consenzienti
- ci si sente con ludica frequenza e regolarità e, se non ci si sente, anche il non-sentirsi deve essere studiato e funzionale alla suspense
- tale regolarità non è da confondersi con tristi forme di abitudine e non implica il sentirsi tutti i giorni a mezzogiorno, significa piuttosto che si ha voglia di far capolino molto spesso e che questa voglia deve essere tangibilmente reciproca
- se il flirt si accompagna a una qualche forma di invaghimento (eventualità che non diamo per scontata) è senz’altro più divertente

Ora, detto questo, mi spieghi che diamine stiamo facendo io e te? Abbiamo passato una notte insieme, è stato carino, non preventivato e mi pare che ci si è divertiti, no? Ora dobbiamo decidere se è il caso di rifarlo o di lasciar perdere. Ci risentiamo un paio di volte per tastare il reciproco interesse e alla fine, lo ammetto, cedo alla tentazione del messaggio etilico delle 2 del mattino. E tu che fai? Niente. Forse a quell’ora stavi dormendo nel tuo letto e il tuo telefono era spento. Forse non l'hai acceso per buona parte della mattina successiva. Forse, una volta acceso, ti sei preso un po' di tempo per rileggere il mio “verrei lì a farti vedere alcune nuove posizioni di yoga che ho imparato” e decidere se e cosa rispondere. Ammettiamo tutto. Ma mi spieghi perché all’alba del secondo giorno il mio messaggio è ancora senza risposta? A ripensarci da sobria mi fai pentire di aver voluto fare la carina.
E una donna detesta doversi pentire di aver fatto la carina.
Stavamo flirtando, ti ricordi? Soprattutto, te ne eri accorto? Vabbè, me ne farò una ragione, non sei insostituibile. Ma quando decido di lasciar perdere e pensare ad altro, dopo due giorni pieni, tu rispondi “ciao, come stai? ceni da me una di queste sere?”. Vorrei tenerti un po’ sulla corda ma, incoraggiata dall’invito, dopo due sole ore ti rispondo: “volentieri, quando?”. Cosa c’è di difficile? Non mi pare complicato: mi inviti e io accetto, ora c’è una domanda precisa, “quando?”. Una giovane donna disponibile ti ha promesso acrobazie sessuali e ti chiede esplicitamente quando può venire a mantenere la sua promessa e tu che fai? Niente. Sparisci altri due giorni.
Sappi che a questo punto della faccenda io ho iniziato a parlare di te come della “bietola”, cosa di cui le mie amiche ridono molto. Ho dato loro in pasto i tuoi pochi messaggi e sappi che li hanno fatti a pezzi, che sono stati retoricamente centrifugati, che mi stanno dicendo che questo flirt non è un flirt, che sei poco sveglio e che non sai giocare. Non sai giocare, capito? È il peggio che possa capitare a una donna un uomo che non sa giocare.
Intanto, il mio “quando?” resta senza risposta altri tre giorni. A metà del quarto rispondi: “non lo so, devo andare dal dentista”. Al che perdo le speranze e faccio una battuta sulla tua incapacità di fare inviti e sulla tua goffa galanteria a lunga scadenza, ma non capisci l’ironia e invece di rilanciare e farmi dimenticare in qualche modo la tua imperdonabile incompetenza con l’antica arte del flirt mi prendi sul serio e continui: “non è che non ti voglio vedere ma ho delle giornate un po’ complicate, tu che dici?”.
Io non dico niente e vado al mare con un altro.

martedì 15 dicembre 2009

lunedì 14 dicembre 2009

Le parole delle emozioni

Oggi mi occupo di un tema inflazionato da secoli di speculazioni poetiche: l’espressione dei sentimenti. Quando se ne parla siamo tutti bravi a descriverci sostanzialmente in due modi:

1. Oh! Io sono un'istintiva, non posso fare a meno di dire quello che penso e manifestare ciò che provo

2. Macché istinto! Io nascondo, dissimulo, mistifico e reprimo

Per quanto riguarda me, escludo categoricamente l'opzione 1 e mi assesterei su una variante della 2, una 2/bis diciamo: macché istinto! Io ci proverei anche a farti vedere che mi emoziono, solo che non ne sono capace. Non ho mai imparato veramente a farlo, oppure ho disimparato strada facendo, il che è uguale. È una forma di inettitudine, lo so: anni di controllo sulla realtà mi hanno assuefatta a un regime di autodisciplina a detta di alcuni un filo eccessivo. Che poi il controllo della realtà non sia altro che una delle mie illusioni preferite è un problema a parte, che non è qui il caso di affrontare.
Insomma, voi come vi regolate? Non è mica una roba scontata. Io riesco a manifestare solo emozioni note, quelle che ho avuto il tempo di metabolizzare, potremmo chiamarle emozioni premeditate, il che priva il contesto della sua caratteristica fondamentale: la spontaneità. Quando si tratta di improvvisare, e nella vita reale diciamo che capita di frequente, è un casino: sono maldestra, faccio e dico cose imbarazzanti, perdo senso logico e sintassi. Un disastro insomma.
So che esiste una patologia che descrive in parte questo fenomeno: si chiama alessitimia e letteralmente significa non avere le parole per le emozioni. A volte temo di esserne affetta.

giovedì 10 dicembre 2009

Pensiero spaesato


Ma quando penso che non devo pensare a un certo pensiero pensato, in realtà a cosa sto pensando? A quel certo pensiero impensato oppure a un pensiero sperato? O forse è un pensiero smarrito?


venerdì 4 dicembre 2009

Com'è il tempo?


ciao,
cercavo un pretesto per scriverti (i pretesti servono quando si teme di disturbare, nel senso che devi avere una buona ragione per farlo, se proprio devi farlo); ho persino pensato a qualcosa di meteorologico, tipo che tempo fa lì e cose del genere
poi ho lasciato perdere

mercoledì 2 dicembre 2009

Rubrica: Ventricoli Epistolari/1

Mich,
ti scrivo per proporti una storia di baci non dati.
I protagonisti sono me stesso e una mia ex amica che avrebbe dovuto far carriera salendo nella scala mobile delle mie carezze fino al ruolo di quadro, per essere poi appesa nella mia cameretta in una posizione tale da consentirmi di guardarla tutte le sere prima di addormentarmi... ma come avrai capito, così non è stato.Allora, andiamo con ordine. Noi due ci conosciamo da anni, non siamo amici ma neppure semplici conoscenti. Non ci telefoniamo, non trascorriamo serate assieme, non andiamo a cena assieme, né da soli né con altre persone, però quando casualmente ci incontriamo scopriamo quanto ci faccia piacere parlare, ma poi la cosa finisce lì (dimenticavo: lei è molto carina).Un paio di mesi fa, in uno di questi fortuiti incontri, scopriamo che vogliamo andare a vedere lo stesso film al cinema... e così iniziamo a vederci. Dopo quel film ce ne sono stati due ogni settimana, e dopo ogni film ci sono state ore di chiacchiere, durante ogni film ci sono stati gomiti che piacevolmente facevano finta di toccarsi per caso, ma poi non si staccavano più fino ai titoli di coda.
Io, perso nelle indicazioni del Tom Tom della mia mente, non ci capivo più nulla... sino a quando, dopo l'ennesimo film, sono sbottato dicendole che la nostra situazione era quanto meno ambigua, che io ero in confusione completa, che stare con lei diventava sempre più piacevole e dunque... dunque... cosa poteva rispondermi lei? Che questa cosa l'ha notata, non può dirmi che siamo amici, però non si sente neppure di dirmi che siamo qualcosa di più.Continuiamo a vederci, tutto bene ma non riusciamo a rompere la quarta parete, Mich, nonostante il desiderio di baciarla... eravamo entrambi bloccati.Piano piano io mi sono lasciato contrarre e opacizzare dalle cose non dette, lei ha perso naturalezza almeno quanto me e una sera, in mezzo a questo cataclisma, ci siamo baciati.A questo punto io, nonostante la vedessi spesso titubante, provo a materializzare i nostri sogni con delle proposte, ma puntualmente quando metto la minigonna ai nostri pensieri lei dice che ha freddo. La scorsa settimana le chiedo un incontro e ci troviamo per un caffè. Io le rigetto addosso tutti i miei pensieri, ma non credo che le interessi poi così tanto, le cose o succedono o si fanno succedere. Risponde che in questo momento ha molti dubbi, è confusa, che le dispiacerebbe non vedermi più, ma mi capirebbe se decidessi di dire basta. Io le spiego che per me vederci così non ha più senso, l'antipasto era buono e ora o pago il conto o mi servono tutte le altre portate, io seduto senza mangiare proprio non so stare. Ci baciamo e ci voltiamo le spalle... fine. Continuiamo reciprocamente a spiarci da settimane attraverso commenti lasciati ad arte tra un social network e l'altro, ma non ci siamo più né visti né sentiti.
Allora, che ne dici?
Grazie, a presto
Aiace d'Antipasto


Caro Aiace,
mi scuserai se adesso la minigonna ai pensieri la metto io, fammi sapere se ti viene freddo. Comincio col dire a tutti quanti che l'autore della lettera non ha 15 anni e presumibilmente nemmeno la sua amata. Mi sento anche di difendere la pessima scelta dell'espressione “l'antipasto era buono e ora o pago il conto o mi servono tutte le altre portate”: è orrenda, ma voglio sperare che lui non l'abbia detta ad alta voce (non l'hai fatto vero? Vero?).
Ammettiamo per un momento che tra di voi ci sia (stato) qualcosa di molto potente da un punto di vista cerebrale, ammettiamo che un uomo e una donna possano andare al cinema insieme due volte la settimana per un numero eccessivo di settimane senza sfiorarsi mai nient'altro che gli avambracci, ammettiamo anche che si siano divertiti a guardarsi negli occhi con i nasi a due centimetri raccontandosi vicendevolmente quanto stessero bene a condividere tutto tranne la pelle. Ammettiamo l'inammissibile. Ma a un certo punto qualcosa deve succedere. Deve. Se non succede significa che non lo desiderate abbastanza. Punto. Né tu né lei. So per certo, e mi perdonerai se lo svelo a tutti quanti, che non sei esattamente il tipo da amor cortese, sei un interventista del sentimento e della mano morta, uno a cui non manca la pratica, insomma, mica uno che se ne può stare occhi negli occhi con una donna a scambiarsi caste manifestazioni di stima. Cos'è che ti ha bloccato? Cos'è che vi ha impedito di scambiarvi saliva e umori? Parlarsi addosso ammazza l'eros e inibisce gli ormoni. Poi sai che a me piace analizzare le scelte lessicali altrui: inorridita per l'infelice uscita sull'antipasto, sono costretta a rabbrividire anche per la storia del quadro. Tu a un certo punto, proprio all'inizio della tua lettera, dici che lei “avrebbe dovuto far carriera salendo nella scala mobile delle mie carezze fino al ruolo di quadro, per essere poi appesa nella mia cameretta”. Santocielo! Ma ti sei riletto?? Un quadro?! Hai desiderato che lei diventasse un quadro davanti cui mettersi in ammirazione? Un trofeo o una musa? Ma lo sai che le muse sono le creature meno erotiche della storia? Sono lì, immobili e intoccabili nella loro perfezione. Il minimo che può succederti, quando cerchi di sfiorarle, è che ti si ritragga anche la mano (figuriamoci il resto).
E poi cosa intendi esattamente quando dici “provo a materializzare i nostri sogni”? I sogni di chi? E di che sogni stai parlando? Credo che la situazione sia chiara per tutti. Anche per te. Sì sì, non fare quella faccia: tu sai benissimo cosa devi o non devi fare adesso, cioè assolutamente niente. Sei stato immobile per settimane, restarci un altro po' potrebbe essere sensato.
E voi che ne dite? Aiace è tutto vostro: sbizzarritevi.


PS. mentre chiedevo delibera all'interessato per la pubblicazione di quanto sopra ho scoperto che la storia ha subito un'evoluzione. Si accettano scommesse su tali sviluppi.